La Chiesa e la sua Piazza

Pieve V - ChiesaDobbiamo ricrederci, la “curiosità fanciullesca” che avevamo a suo tempo criticato, ci ha ridato la possibilità di ammirare il pavimento in sasso originale e dobbiamo convenire che la Sua “scopertura” ha dato ai Cittadini tutti ed in particolare a chi, da buon cattolico, frequenta con assiduità la Chiesa e le sue funzioni religiose, la meravigliosa sensazione del ritorno all’originale, a tanti secoli passati, come se la storia si fosse fermata.

Certamente gli interventi effettuati hanno avuto un costo non indifferente e la nostra critica era scaturita pensando ai momenti difficili in cui si trovavano e purtroppo ancor si trovano molte Famiglie pievesi, il vedere spendere tanti soldi, ivi compreso il contributo comunale, per lavori non urgenti e sicuramente derogabili ritenevamo non consono in un così difficile momento.

Dopo questa riflessione dobbiamo però riconoscere che ora possiamo essere tutti, critici, religiosi praticanti e non, orgogliosi della nostra bella Chiesa.

Adesso però l’Amministrazione comunale deve decidersi, rendere la sua Piazza e tutt’intorno alla Chiesa, sempre libera e sgombra da auto e mezzi motorizzati.

La pavimentazione in porfido della piazza e tutt’intorno la Chiesa è in visibile degrado, se non si interviene subito, il suo degrado diventerà irreversibile.

La zona in cui si trova la nostra Chiesa è quella più dotata di parcheggi, non c’è quindi alcuna scusa riguardo all’eliminazione delle auto dalla piazza, non è più possibile osservare così tanti automezzi posteggiati (ne abbiamo, in alcune sere, dodici), la pavimentazione presenta tante macchie d’olio e di grasso che hanno rovinato per sempre i blocchetti di porfido.

Bisogna far si d’eliminare anche il transito motorizzato sul porfido, unica eccezione per i soli mezzi necessari in occasione dei funerali o dei matrimoni (carro funebre e macchina degli sposi), interdendo il transito a qualsiasi altro mezzo motorizzato.

Ne guadagnerebbe sicuramente la nostra Chiesa e starebbero più in pace i nostri cari defunti.

 

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